Può essere difficile da credere, ma il cruscotto è apparso per la prima volta su una carrozza trainata da cavalli come barriera contro fango e pietre. Infatti durante la corsa, i cavalli che trasportano la carrozza, sollevano un bel po’ di spazzatura, quindi senza il “cruscotto” non si è davvero al sicuro.
Dopo l’introduzione dei primi veicoli motorizzati, il cruscotto rimase, perché anche se i cavalli erano scomparsi, una certa protezione era piacevole, dato che le ruote anteriori lanciavano ancora un po’ di detriti in aria.
Evoluzione: l’auto cambia, il cruscotto si adatta
Sebbene l’auto abbia iniziato la vita come una carrozza trainata da cavalli motorizzati (1886, Karl Benz), il progetto è stato lentamente e definitivamente adattato, soprattutto per ottenere maggiore comfort e una migliore facilità d’uso.
Una modifica importante è stata lo spostamento del motore: inizialmente montato dietro o sotto il guidatore, ma presto spostato nella parte anteriore del veicolo. Il cruscotto divenne quindi ancora più importante, perché questo “parafango” non aveva più lo scopo di proteggere da fango e pietre, ma di proteggere il conducente dal calore e dall’olio. Il cruscotto si rivelò presto uno strumento utile per la sistemazione del sistema di sterzo, che lentamente mostrava i primi segni del cruscotto attuale.
A causa della crescente complessità della tecnologia dei motori, è diventato sempre più importante poter monitorare e correggere determinati, valori come la pressione e la temperatura. Dal momento che il cruscotto era posizionato davanti al guidatore, si è rivelato essere il posto ideale per indicatori e piccoli controlli.
Non ci volle molto che il cruscotto si riempisse di contatori, pulsanti e leve. Anche il tachimetro e il contagiri hanno ottenuto il loro posto sul cruscotto. Entrambi gli strumenti hanno una loro storia.
Il primo contagiri in macchina
Il contagiri esisteva in realtà molto prima della nascita della prima auto. Nella rivoluzione industriale, sono stati apportati enormi cambiamenti dall’artigianato alle macchine. Naturalmente tutte queste macchine avevano un’area di lavoro ottimale (leggi: rotazione), ma senza uno strumento di misura era diventato abbastanza difficile mantenere questa rotazione.
Inoltre, ogni motore aveva una velocità massima alla quale poteva continuare a ruotare senza eccessiva usura. Per prevenire danni al motore, è stato quindi molto importante poter misurare il numero di giri per unità di tempo.
L’ingegnere tedesco Dietrich Uhlhorn sviluppò uno strumento di misura nel 1817 in grado di mostrare la velocità di rotazione di un oggetto rotante. Questo “contagiri” mostrava i giri al minuto (RPM) su un quadrante analogico calibrato. Per realizzarlo, aveva usato un magnete rotante, azionato dall’ingranaggio collegato all’albero centrale del motore, come l’albero motore di un moderno motore a combustione interna.
Il magnete rotante genera una tensione di induzione su un disco di alluminio, facendo sì che il puntatore si spostasse sempre più verso destra all’aumentare della velocità. Una contro molla assicurava che il puntatore tornasse sempre nella posizione zero non appena la tensione di induzione calava.
Dato che il contagiri era in circolazione già da un po’ di tempo, è stato abbastanza facile trasferirlo in auto, moto o locomotiva. Stranamente, è stato documentato quando la prima locomotiva venne dotata di un contagiri (1840), ma non si trova da quando le auto e le motociclette adottarono questo pratico strumento di misurazione. Apparentemente la gente non pensava fosse una grande novità dato che era già ampiamente utilizzato.
Il primo tachimetro sul cruscotto
Il tachimetro è stato inventato solo due anni dopo l’automobile. Il suo inventore è il croato Josip Belušić che nel 1888 ideò il velocimeter (velocimetro), questo il primo nome del tachimetro.
Il tachimetro non ci mise molto a diventare una strumentazione standard nelle automobili, infatti già a partire dal 1910 era un equipaggiamento che si poteva trovare in quasi la totalità delle vetture.
Lo strumento per misurare la velocità istantanea del mezzo di trasporto, in Italia è un equipaggiamento obbligatorio in tutti i mezzi la cui velocità supera i 25km/h.
Il fatto curioso del tachimetro, è che la velocità indicata non deve mai essere inferiore alla velocità effettiva. Inoltre in base ai regolamenti, deve indicare una velocità leggermente superiore rispetto a quella effettiva.
Non sono proprio d’accordo che il primo contagiri è quello magnetico. Ne possiedo uno che funziona con un meccanismo ad orologeria, e che sto cercando notizie di questo oggetto introvabili, ha un attacco per cavo ( contakm-rinvio ruota ) simile a tutte le moto dei primi anni 50. Ringrazio per eventuale indirizzo web.
Luciano